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Truffe e coronavirus

TRUFFE E CORONAVIRUS: LE MILLE INSIDIE CHE IL VIRUS NASCONDE

 

Truffe e coronavirus: le mille insidie che il virus nasconde

 

Crescono in questi giorni i tentativi di truffa da parte di sciacalli che sfruttano la situazione di emergenza a proprio vantaggio e a danno soprattutto della popolazione più anziana ma non solo. Conoscere i principali raggiri in essere, che spesso si ripetono secondo un cliscè definito, è sicuramente il modo migliore per potersi difendere.

 

Ne parliamo con il Prof. Massimiliano Noseda, medico chirurgo, specialista in igiene e medicina preventiva, docente universitario

 

Il finto tampone a domicilio

La vittima è spesso un soggetto anziano che vive solo. Tutto inizia con una telefonata da parte di una persona che si presenta come operatore della Croce Rossa Italiana o della Azienda Sanitaria Locale e che comunica la necessità di fissare un appuntamento a brevissima scadenza per effettuare un tampone a domicilio al fine di accertare una possibile infezione da coronavirus. L’ignaro paziente acconsente, quindi, all’accesso presso la propria abitazione in parte convinto dalla reputazione dell’ente per cui la persona dice di lavorare e in parte spinto dall’ansia del possibile contagio associato al convincimento che tale procedura sia necessaria e finalizzata al controllo della propria salute. Premesso che non esistono medici che si recano spontaneamente al domicilio per effettuare il tampone e che tale accertamento viene richiesto solo a persone con sintomi della malattia o previo contatto con una persona infetta da cui si è segnalati, si invita a diffidare di sconosciuti in tutti gli altri casi e nel dubbio a verificare sempre l’attendibilità del richiedente contattando le forze dell’ordine al 112 o l’ente stesso per conto del quale l’operatore si presenta. E’, infine, buona norma per le persone anziane essere sempre in presenza di un famigliare o di un conoscente quando si autorizza l’accesso di estranei al proprio domicilio. Diversi casi di raggiro secondo questa modalità sono stati segnalati in questi giorni nella provincia di Piacenza.

 

La finta consegna di mascherine

Nel centro Italia, come ad esempio ad Ancona, sono state segnalate alcune telefonate truffa in cui si avvisava la popolazione che il giorno successivo sarebbero state consegnate alcune mascherine per famiglia da parte del Comune. Contestualmente si raccomandava ai destinatari del beneficio di non contattare tale ente in quanto, riguardando la distribuzione diversi quartieri, non era possibile prevedere esattamente l’orario di consegna ed erano prevedibili ritardi. Poichè di fatto il Comune in questione non ha mai organizzato nessuna consegna gratuita di mascherine, si ricorda che è sempre bene prestare la massima attenzione a chi bussa alla nostra porta verificando sempre la bontà dell’iniziativa tramite contatto telefonico diretto con l’ente per conto del quale la persona si presenta ed evitando comunque di fare entrare sconosciuti in casa. E’ possibile a scopo preventivo, infatti, chiedere di lasciare l’eventuale pacco fuori dalla porta senza aprire la stessa e comunicare con estranei solamente attraverso il citofono.

 

Il test diagnostico nel sangue per il coronavirus

E’ stato pubblicizzato sul web un esame del sangue non meglio precisato, “effettuabile solo in Campagna presso l’Ospedale” che sarebbe in grado di rivelare la presenza o meno del coronavirus al costo di 120 euro. La strategia sfrutta, quindi, la paura collettiva e l’apparente possibilità di tutelarsi anche nei casi asintomatici o paucisintomatici per indurre facili guadagni mediante la proposta di un finto esame, inesistente o comunque effettuato con metodo non standard e quindi verosimilmente poco attendibile. E’ bene, pertanto, sempre diffidare di proposte diagnostiche o terapeutiche alternative e non proposte ai pazienti attraverso le vie ufficiali in quanto il lucro potrebbe essere l’unico vero obiettivo dell’offerta. Ciò in quanto la prassi attuale prevede l’esecuzione di un tampone del muco nasale e della faringe per il prelievo di secrezioni da analizzare in un laboratorio di virologia al fine di documentare la presenza concomitante del materiale virale.

 

La mail con aggiornamenti sul coronavirus dell’inesistente Dott.ssa Penelope Marchetti

Alcune persone hanno ricevuto in questi giorni mail da sconosciuti che invitano a visionare un importante allegato con la scusa di comunicare nuovi aggiornamenti sul coronavirus. In realtà l’apertura del file attiva un virus informatico in grado di impossessarsi delle credenziali bancarie e dei dati personali del destinatario. Spesso la mittente è una tale dottoressa Penelope Marchetti, inesistente esperta italiana dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si noti che la scelta del nome e del cognome non sono casuali. Penelope, moglie di Ulisse, rimanda all’inganno della tela mentre Marchetti deriva da marchetta, ovvero dal gettone che il frequentatore del bordello ritirava alla cassa dopo aver pagato il compenso e che consentiva agevolmente alla prostituta di riscuotere il facile compenso a prestazione terminata. E’, quindi, bene non aprire tali allegati ed informarsi solo da newsletter a cui si ricorda di essersi iscritti o tramite siti istituzionali. Segnalare, poi, sempre l’eventuale ricezione di mail similari alla polizia postale in modo da non rimanere imbrigliati nella tela di Penelope.

 

La zombie mail

Variante della truffa precedente, prevede un allegato, contenente un file zip o pdf che, se aperto, attiva un virus informatico in grado di assumere il controllo del dispositivo trasformandolo in un computer zombie capace di gestire truffe on line all’insaputa della vittima. L’emergenza coronavirus viene sfruttata anche in questo caso per indurre il destinatario ad abbassare le proprie difese e ad attivare inconsapevolmente il malware. Alcuni casi similari sono stati segnalati in questi giorni alla polizia postale.

 

Il finto volantino del Ministero degli Interni

Un volantino, falsamente attribuito al Ministero degli Interni, è comparso in alcuni androni dei condomini e sulle facciate dei palazzi di diverse città italiane tra cui Torino, Genova, Bari e Napoli con invito ad abbandonare le proprie abitazioni e a far ritorno dei comuni di residenza. Ciò verrebbe motivato con la necessità di effettuare fantomatici controlli da parte delle autorità che minaccerebbero, in caso di inosservanza del provvedimento, un’ammenda da 206 euro con reclusione da 3 a 12 mesi nei casi più gravi. C’è anche l’invito a preparare un documento da mostrare a richiesta. Poichè il Ministero citato non ha mai emesso una disposizione legislativa del genere, nel caso in cui comparisse nel vostro stabile una volantino similare è opportuno segnalarlo tempestivamente al 112.

 

Prezzi alle stelle di alcuni beni come mascherine e amuchina

E’ noto che la scarsità di un bene fa aumentare il suo valore d’acquisto. Attualmente risulta difficile procurarsene alcuni, legati all’emergenza coronavirus. E’ per esempio il caso non solo delle mascherine ma anche di disinfettanti come l’alcool o l’amuchina che risultano spesso irreperibili nella maggior parte degli esercizi commerciali ma che sono sempre acquistabili on line a prezzi  esorbitanti. Alcune associazioni di consumatori hanno segnalato tale fenomeno alla Procura e alla Guardia di Finanza al fine di limitare evidenti speculazioni economiche. E’ opportuno, quindi, verificare il costo medio di un prodotto tramite diversi fornitori prima di acquistare beni di prima necessità, farmaci, prodotti legati all’igiene personale e ambientale, o anche dispositivi di protezione individuale. Per ciò che riguarda, poi, le mascherine è utile sapere che non tutte sono adatte a proteggerci dal coronavirus. Tale patogeno ha, infatti, dimensioni molto piccole, variabili tra 120 e 130 nm, e pertanto solo un dispositivo con appositi filtri è davvero in grado di prevenire il contagio. In altre parole, al momento dell’acquisto il consumatore deve verificare sulla confezione la presenza della dicitura FFP2 o FFP3 che indica una sicurezza certificata in laboratorio rispettivamente del 92 e del 98 %.

 

Doniamo ma in modo sicuro e prestando attenzione al reale beneficiario

Ci sono diversi modi per dare il proprio contributo al fine di gestire l’emergenza coronavirus che spaziano da forme di volontariato a donazioni in denaro utili ad acquistare apparecchiature sanitarie, farmaci, dispositivi di protezione individuale ma anche generi alimentari per gli indigenti. Ammirevoli da questo punto di vista sono le numerose donazioni elargite già dai primi giorni come quella della coppia Ferragni e Fedez di 100.000 euro a beneficio dell’Ospedale San Raffaele di Milano e di tutto il mondo della moda che sembra essere particolarmente sensibile al problema. Abbiamo, infatti, 1.250.000 euro di Armani a favore della Protezione Civile, dell’Ospedale Spallanzani di Roma e degli Ospedali San Raffaele, Luigi Sacco e Istituto Nazionale di Tumori di Milano ma anche contributi di Bulgari per lo Spallanzani e di Dolce & Gabbana a supporto della ricerca alle Università Humanitas e San Raffaele di Milano. Tra gli istituti bancari, invece, Banca Mediolanum ha donato 100.000 euro all’Ospedale Sacco mentre una cifra similare verrà elargita da Intesa Sanpaolo a favore dello Stato per supportare famiglie ed imprese in difficoltà economica. Tra le catene commerciali, infine, Esselunga ha donato 2.500.000 euro da suddividere tra sei enti ospedalieri mentre alcuni marchi come Eataly, Manila Grace, Carpisa e Yamamay hanno scelto di devolvere alla ricerca una quota degli incassi di questi giorni. Anche tu puoi dare un piccolo contributo avendo, però, l’accortezza di verificare sempre il destinatario del beneficio e di utilizzare l’IBAN bancario riportato sui siti ufficiali dell’ente che si intende supportare. Diffidare, invece, di richieste in denaro effettuate porta a porta o giunte via mail che potrebbero nascondere tentativi di frode da parte di malintenzionati alla ricerca di facili guadagni.

 

Testo a cura del Prof. Massimiliano Noseda. 

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