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Novità e insidie nascoste

MASCHERINE, GUANTI E DISTANZA DI SICUREZZA: NOVITA’, ACCORTEZZE E INSIDIE

 

Articolo / intervista al Prof. Massimiliano Noseda pubblicato sul numero di NOVEMBRE 2020 della rivista DIAGNOSI E TERAPIA

 

MASCHERINE, GUANTI E DISTANZA DI SICUREZZA: NOVITA’, ACCORTEZZE E INSIDIE NASCOSTE

 

Ha senso a suo modo di vedere l’introduzione di una legge che imponga l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto ?

Si, in una situazione di rischio globalmente aumentato come quello che viviamo da inizio ottobre. La legge deve essere chiara e non lasciare spazio ad alcuna interpretazione individuale. Molte delle risse, scoppiate nei giorni passati e oggetto di spiacevoli casi di cronaca, tra chi non indossava una mascherina e chi invitava a metterla sono state dovute non solo a negligenza di una delle parti ma anche ad una soggettiva, ma spesso errata, valutazione del rischio che il cittadino comune non è in grado di attuare per palese mancanza di competenze tecniche. Volendo fare un paragone in ambito di sicurezza stradale, la legge dice che le cinture di sicurezza devono essere indossate sempre da quando si sale a quando si scende dall’auto a prescindere dal fatto che siamo in autostrada, in città o in aperta campagna dove ovviamente le probabilità di incidente sono significativamente diverse ma che non modificano comunque l’obbligo. Sarebbe fallimentare una legge che invitasse, sulla base della sola responsabilità individuale, a mettere le cinture solo nelle situazioni di rischio prima di fare l’incidente perché i passeggeri potrebbero ovviamente non averne il tempo. Allo stesso modo, in caso di infezioni da coronavirus, non può funzionare una legge che dica in una situazione di rischio aumentato di indossarla solo in caso di pericolo sia perché il rischio viene percepito in modo diverso, sopravvalutato o sottovalutato, sia perché, ammesso che il soggetto lo percepisca, potrebbe essere poi già troppo tardi e inutile indossarla.

 

Ha senso multare con una sanzione da 400 a 1000 euro chi non indossa la mascherina ?

Si. Purtroppo sappiamo già a priori che con la sola responsabilità individuale, che va comunque sollecitata quando possibile, non siamo in grado di ottenere la collaborazione di tutti i cittadini. Nei casi di patologie infettive la negligenza del singolo può costituire un grave rischio per la salute di un’intera comunità oltre che determinare ingenti costi sociali per la diagnosi e la cura degli infetti. Così come chi guida in stato di ebrezza può costituire un rischio non solo per se stesso ma anche per gli altri, chi non indossa la mascherina può fare altrettanto se non peggio. La multa di una comportamento socialmente scorretto è pertanto doverosa e costituisce un buon incentivo per chi le regole le rispetta a perseguire in questo comportamento virtuoso. E’ inoltre segno tangibile di un’autorità presente sul territorio a tutela di tutti oltre che un disincentivo per il trasgressore a persistere nella sua condotta negligente per il futuro.

 

Cosa succede all’estero a chi non indossa la mascherina in caso di obbligo di legge ?

La multa è sicuramente il provvedimento più frequentemente adottato. Tuttavia, vale la pena ricordare il caso dell’Indonesia dove il trasgressore è obbligato a svolgere lavori di pubblica utilità che nel caso particolare prevedono lo scavo nei cimiteri delle fosse in cui porre le bare dei deceduti per infezione da covid 19.

 

Si dice che una mascherina usata male può essere motivo essa stessa di promozione del contagio, in che senso ?

La mascherina è un filtro e in caso di presenza del coronavirus questo non solo si deposita sulla superficie esterna del dispositivo ma su di essa si concentra. Risulta, quindi, inopportuno e pericoloso alzarla ed abbassarla di continuo sul volto, soprattutto senza essersi lavati le mani contestualmente. Per lo stesso motivo, non va riposta dopo averla usata, magari per poco tempo, in tasca, in borsa o su superfici di uso comune come tavoli o banchi. Infine, una mascherina che copre solo la bocca ma non il naso è palesemente inutile.

 

La mascherina chirurgica protegge per lo più noi stessi o gli altri dall’infezione da coronavirus ?

La mascherina chirurgica nasce per far si che il chirurgo durante un intervento non infetti involontariamente il campo operatorio, e quindi il paziente. Serve pertanto per lo più a proteggere gli altri dai nostri droplet e in misura minore a tutelare l’indossatore. Inoltre, a differenza delle mascherine con filtro, l’adesione al volto è lassa e ad ogni respiro la sua modesta capacità filtrante è ridotta notevolmente dalle fughe d’aria laterali. Per tale motivo si dice che indossare la mascherina è una forma di rispetto sociale. Andrebbe, quindi, utilizzata sempre in associazione e non in alternativa ad altre misure di prevenzione come l’areazione dei locali, il lavaggio delle mani e il distanziamento sociale.

 

Come si indossa correttamente una mascherina chirurgica ?

Dopo esserci accuratamente lavati le mani con sapone per almeno 40-60 secondi, si afferra la mascherina per gli elastici, avendo cura di non toccare gli altri dispositivi qualora non siano in confezione monouso, e si posiziona sul volto applicando la parte bianca alla cute e rivolgendo quella colorata all’esterno. Prestare attenzione anche al corretto orientamento alto e basso. La parte superiore è quella con il ferretto che deve essere stretto e adattato ai lati del naso. Al momento della rimozione è, poi, bene afferrala sempre per gli elastici e smaltirla nell’indifferenziata avendo cura di chiudere subito dopo il sacchetto e di lavare nuovamente le mani al termine della procedura.

 

Come è corretto smaltire un rifiuto infetto o possibilmente infetto ?

Il modo migliore è l’incenerimento, prassi normalmente usata per i rifiuti ospedalieri di questa tipologia. Per il cittadino comune oggetti sicuramente o possibilmente infetti devono essere smaltiti, invece, sempre e solamente nell’indifferenziata.

 

In che senso l’errato smaltimento di guanti e mascherine costituisce un rischio per molti animali marini ?

Tartarughe, pinguini e cetacei scambiano spesso la mascherina o il guanto per meduse, di cui normalmente si nutrono, andando incontro a morte rapida per ostruzione delle vie aeree o occlusione intestinale.

 

Sono in commercio alcune mascherine lavabili, come funzionano ?

La mascherina lavabile è un dispositivo riutilizzabile previo lavaggio solitamente ad una temperatura di almeno 60° in lavatrice con comune sapone o detersivo. Tuttavia, siccome la procedura nel tempo danneggia le microfibre a causa dello stress termico e meccanico a cui sono sottoposte, il numero di riutilizzi possibili non dovrebbe superare quello consigliato sull’etichetta di vendita a causa della perdita progressiva della capacità di filtro. Qualora si optasse per questo dispositivo, si consiglia comunque di acquistarlo esclusivamente tramite canali di vendita ufficiali come ad esempio le farmacie.

 

Sono in vendita anche mascherine colorate che oggi vengono spesso acquistate come oggetto di moda da abbinare ad altri capi di abbigliamento. Sono un possibile e valido sostituto della mascherina chirurgica o no ?

La mascherina chirurgica è un dispositivo medico chirurgico con una particolare capacità di filtro e non un comune pezzo di stoffa privo di tale caratteristica. Non dovrebbero essere utilizzate pertanto in sostituzione della mascherina chirurgica classica, protezioni che non portino sulla confezione la dicitura dispositivo medico chirurgico.

 

Ha senso in una situazione sociale come la scuola il lavoro o lo sport l’uso aggiuntivo della visiera ?

Si. E’ scientificamente provato che il virus può entrare nell’organismo umano non solo tramite naso e bocca ma anche attraverso la congiuntiva, ovvero l’occhio, e poi raggiungere la faringe attraverso il canale lacrimale. L’uso della visiera, in aggiunta alle altre norme di prevenzione basilari ( mascherina, distanza, lavaggio mani e ricambio d’aria ), aumenta di certo il livello di protezione individuale in qualsiasi contesto sociale. In caso di banchi, cattedre, sportelli e front office è possibile valutare, però, l’applicazione di uno schermo più ampio in plexiglass tra gli interlocutori.

 

Quando è, invece, consigliato l’uso dei guanti ?

L’uso dei guanti è una possibile alternativa al lavaggio delle mani. Considerando, tuttavia, il pesante impatto ambientale, che il loro smaltimento comporta, andrebbero limitati a casi particolari come attività lavorative ad alto rischio che richiedono un’igienizzazione frequente delle mani anche per prevenire possibili dermatiti da detergenti o da eccessiva secchezza cutanea conseguente. Ricordiamo però che il guanto stesso può diventare possibile fonte di contagio e, quindi, durante il suo utilizzo non deve essere portato al volto e soprattutto può richiedere di essere igienizzato con comuni detergenti a base di alcol o sapone o di essere sostituito nel tempo. Attenzione, infine, a quelli in lattice che possono scatenare reazioni allergiche nei soggetti predisposti. In caso di dubbi o intolleranza nota, sono comunque disponibili guanti in materiale latex free.

 

La distanza sociale di un metro esclude ogni possibilità di contrarre il coronavirus ?

No, in quanto la probabilità di contrarlo dipende anche da molti altri fattori contingenti come l’areazione dei locali, il movimento o la staticità delle persone nell’ambiente considerato e la carica virale del potenziale diffusore. Per tale motivo la legge dice espressamente che deve essere di almeno un metro ma risulta intuitivo che maggiore è tale distanza e minore è la possibilità di infettarsi. Il distanziamento sociale è, quindi, tanto più utile quante più sono le altre misure di contenimento adottate contemporaneamente come il lavaggio delle mani e l’uso della mascherina.

 

Cosa è possibile raccomandare alla popolazione oltre ai consigli igienico comportamentali fin qui citati ?

La vaccinazione antinfluenzale di massa e in alcuni casi anche quella antipneumococcica a partire dal mese di ottobre. Ciò in quanto sia l’infezione da virus influenzale sia quella da pneumococco possono esordire con una sintomatologia respiratoria, come tosse, starnuti, mal di gola e catarro, e generale come febbre, artralgie e malessere generale, per poi talvolta aggravarsi con una polmonite. Tali segni e sint

 omi sono del tutto sovrapponibili a quelli dell’infezione da Sars-Cov-2 la cui diagnosi differenziale è possibile solo grazie al noto tampone nasofaringeo. Pertanto, una protezione a priori contro questi due patogeni, di cui disponiamo da tempo di vaccini efficaci e sicuri, può essere utile sia per evitare inutili allarmismi sia per limitare il prevedibile sovraccarico del sistema sanitario a cui tutti tenderanno a rivolgersi alla comparsa dei primi sintomi durante i prossimi mesi.

 

La scorsa stagione è stata maggiore la mortalità per coronavirus, virus influenzale o polmonite pneumococcica ?

Secondo i dati resi noti dalla Gran Bretagna ad inizio ottobre e riguardanti i primi 8 mesi del 2020, i decessi nel loro paese per coronavirus sono stati il triplo di quelli per influenza e pneumococco messi insieme. Più precisamente le morti sono state 48.168 per coronavirus, 394 per influenza e 13.619 per polmonite pneumococcica. In tutti i paesi, tuttavia, i decessi per coronavirus sono stati verosimilmente sottostimati in quanto nel conteggio non è incluso chi inizialmente è morto al domicilio o prima di fare il tampone risultando poi classificato in modo generico sotto altre voci come polmonite atipica o infezione non specificata.

 

 

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